Critica Mostra: From Bologna to London, giugno 2018

DARIO ROMANO
Londra trova fra i protagonisti della mostra ideata dalla Galleria Farini Concept l’artista Dario Romano, con la sua opera ….???!.. realizzata nel 2017, secondo i tratti tipici del linguaggio del pittore bresciano e della sua acuta, quanto irriverente, osservazione del nostro tempo.
L’artista, infatti, spesso decide di abbandonare la dimensione prettamente umana, nella propria raffigurazione, per affidarsi al mondo animale – così come accadeva nella letteratura favolistica classica — e partire da lì per avviare un viaggio, complesso ma anche ironico, nella dimensione della psiche e della ricerca vicina alle istanze di una visione socio antropologica con cui indagare il presente.
Le significazioni che Romano offre con i suoi lavori sono varie e ricche di spunti ontologici, non solo e non già nell’ambito del territorio maieutico, ma anche in seconda battuta, ovvero nel momento della lettura interpretativa da parte degli osservanti. Il pittore dipana sin da subito, già dalla scelta dei titoli delle sue opere, una profonda rivisitazione dell’ovvietà che, probabilmente, ci si aspetterebbe da una pittura a tratti iperrealista e poi giocata sulle istanze di un non-finito dalla valenza speculativa di grande spessore.
Le titolazioni, dunque, come l’opera in oggetto ben dimostra, …. ???! …, effettivamente pongono la lettura del dipinto in una oggettività che reca con sé una ironica generazione semantica. Osservando il quadro, infatti, lo spettatore si troverà di fronte ai due soggetti, uno scimpanzé ed un topo che, se rimandano a mondi esotici e lontani — come spesso accade per le opere di Dario Romano – al tempo stesso, in modo inusitato, si scontrano con un vero e proprio spostamento cognitivo, designato da segni di interpunzione ad avvalorare uno sbalordito senso di domanda ed esclamazione, ravvisabile quasi nelle espressioni dei due protagonisti.
Tutto, assume, in tal modo, un senso di paradosso, di trasposizione tra ciò che diamo per ovvio e ciò che, al contrario, l’artista mette in scena. Ecco, dunque, che l’ironia assume i tratti di uno straniamento perturbativo capace di destrutturare e scarnificare, in un certo qual modo, il linguaggio pittorico che guarda a più tradizioni e idiomi ma si fa reinterpretazione degli stessi aprendo, peraltro, ad un dialogo che è sì complesso, ma anche sorprendentemente ricco di spunti semantici, oltre che prettamente pittorici.
Tutravia, anche secondo questa direzione andranno osservate le opere di Dario Romano e quella qui in oggetto; Egli, infatti, ha deciso di dipingere secondo i termini di una felice commistione tra iperrealismo, vicino alla trattazione per mimesis del dato reale che, però, ad un tratto, svanisce, si sfuma e si perde nel bianco della rela, come si trattasse di una immagine pensata, vagheggiata ma non del tutto attestabile e, perciò, soggetta a svanire: d’altro canto, essa, ad un certo punto, può esser letta anche in modo contrario, ovvero in qualità di svelamento di quanto l’uomo, in realtà, non riesce a vedere, necessitando, dunque, del suggerimento proveniente dal mondo faunistico.
Romano, così, si immerge e altrettanto lascia fare ai suoi osservatori, in un ambito di impressionante descrizione fino a quando quest’ultima non si traduce in metafora dalla valenza narrativa e non documentaristica, ove la chiave dell’ironia prende il sopravvento al fine di spingere l’umanità a pensare. a riflettere secondo un modus diverso ma più reattivo. Dario Romano, in questo modo utilizza il medium pittorico non solo quale espressione artistica prettamente legata alla rappresentazione figurata, all’elemento cromatico, luministico e descrittivo, quanto anche secondo i termini di una ambivalente scelta dialogica da cogliere, comprendere e seguire nel nostro tempo, in quell’assurda dimensione di un presente che pare aver perso l’equilibrio naturale tanto da lasciare interdetto persino il mondo animale che, sbigottito, osserva l’umanità.

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