Recensione di  Anna Bonanni

L’artista bresciano è in mostra a Milano.

Dell’artista, pittore e decoratore (1962, Brescia) si hanno notizie essenziali, sebbene la sua intensa carriera di pittore e decoratore sia piuttosto nutrita. Con la mostra dedicata alla realtà animale in esposizione presso la Hernandez Gallery di Milano, si può constatare quanto sia minuzioso, empatico, il suo progetto artistico. L’Africa e la sua fauna affascinante e tuttavia vulnerabile. Un continente che non è visto solo con lo sguardo di chi è soltanto attratto dall’esotico-animalier, ma che ci pone realisticamente di fronte ad un tema insoluto, il nostro rapporto con il mondo animale. In effetti, la corposità del contenuto, esprime molto più che una affinità, un semplice medium artistico elettivo e di cui va sottolineata la specifica definizione tecnica e figurativa. Siamo di fronte ad un messaggio realistico, di nuda verità e parimenti di esortazione, affinché si ponga un limite al progressivo depauperamento dell’ambiente naturale, come pure si ponga un maggior controllo anti-predazione delle varie specie animali appetite dall’uomo. La proiezione che le immagini dipinte su grandi tele (olio 120×120) traslano sui nostri occhi è ancor più incisiva in assenza del paesaggio. Uno degli excursus concettuali della narrazione pittorica, è la centralità del wild life e il pensiero ambientalista. Dove la tigre, la pantera, il leopardo, il leone (senza denti con accanto una scatoletta semiaperta) il rinoceronte, gli elefanti e le zebre, vivono con perfetta naturalezza nel loro habitat. L’artista dedica segni veloci e radi nelle sue campiture dorate ad olio e acrilico, proprio per ottenere un effetto di profondità rispetto – ad esempio – al maestoso leopardo che “fuoriesce” dalla tela fissandoti dritto negli occhi. E mentre lo si osserva, al primo impatto, per qualche secondo si trasale. È una reazione istintiva, verificata ad personam. Potenza del sentimento che Dario Romano riesce a condividere: vigore espressivo, tecnica perfetta, ponendo al centro del suo ciclo pittorico, il rispetto e l’amore per gli animali in generale. Alcuni lavori hanno per soggetti i cavalli in libera corsa, le cromie in scala, dai toni caldi, sfumati con la tecnica delle velature, disponendo altresì la tela con gli elementi grafici a lui congeniali. Sono in gioco, per quanto attiene ai significati semantici, dinamiche associate e di cui il segno è l’elemento che mette in relazione il soggetto in rapporto con l’esterno. Forma e relazione mentale, l’insieme dei tasselli cognitivi ed espressivi di “Animal’s word” con la molteplicità accurata del segno, sembrano indicarci un cambiamento di status da animale a creatura. Per definizione scientifica il soggetto animale è senziente recando con sé diritti, sensibilità e intelligenza della propria specie. Questo ciclo pittorico composto da opere senza titolo ha una sottolineatura metaforica, nel dipinto dove un gruppo di elefanti osservano incuriositi un cucciolo di uomo, mantenendosi rispettosamente immobili di fronte al piccolo che gattona, il tutto calato nel vuoto cosmico della luce e dello spazio. In alcune delle circa venti opere in esposizione, vi sono anche quadri con le acque dei fiumi africani dove zebre, rinoceronti ed elefanti si accalcano per trovarvi un prezioso refrigerio e ristoro. L’esposizione visitabile sino al 15 giugno, è congeniale anche ad una fruizione da parte dei genitori con i propri figli. La conoscenza oggi della vita animale, come di quella vegetale e minerale, esalta un principio fondamentale di convivenza e ne focalizza gli aspetti più realisticamente poetici di questa realtà.
Rimarrà impressa la grazia, la fierezza che si osserva negli occhi dei felini, ma anche la tenerezza degli elefanti e dei loro cuccioli giocherelloni. Il messaggio associato all’arte è intuitivo e immediato, questa realtà territoriale come i cieli africani ne agevolano la comprensione. Persino un “non finito” che scaturisce da un enorme rispetto che Dario Romano ha per gli animali. L’artista, vive e lavora
a Flero, dal 2002 ricopre il ruolo di insegnante al corso annuale di arti pittoriche (Associazione Culturale
Amici Dell’Arte e del Paesaggio) ha realizzato scenografie teatrali come responsabile artistico nella figura di pittore e scultore di scena nella provincia Pesaro-Urbino. Si è occupato anche di finiture e perfezionamento delle opere in teatri nazionali e non, tra cui il Teatro della Concordia di Monte castello di Vibio (PG) il Teatro più piccolo del mondo, il San Carlo di Napoli e il Teatro del Principato di Monaco.
Estremamente riservato, l’artista bresciano ci fornisce fattualmente, attraverso la pittura, gli strumenti per cogliere la sua sensibilità e maestria.

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